Finita la fase cosiddetta di scetticismo, il Bitcoin ora si deve confrontare con quella che potremmo definire «iettatoria». Da quando il suo prezzo si è stabilizzato intorno agli 8.000 dollari, molti economisti vedono la sua fine sempre più prossima. A concorrere a questo declino ci sarebbero le offensive delle banche centrali. La Banca di Montreal ha esteso il bando ai clienti di acquistare criptovalute alle carte di debito Interac, dopo avere proibito nelle scorse settimane le operazioni con Mastercard e carte di credito. La Banca centrale indiana, dal canto suo, ha vietato agli istituti di credito di operare con investitori e affini che scambiano criptovalute. Nonostante la ritrosia di alcuni stati nell’accettare questo nuovo strumento finanziario, altri hanno dato segnali di apertura da questo punto di vista. La Corea del Sud è il classico esempio di «stato pentito». Dopo un iniziale periodo di chiusura totale verso il bitcoin e le criptovalute in generale, Il governo ha fatto dietrofront. Determinante in quest’ottica è stata la decisione delle politiche finanziarie delle 20 maggiori economie del mondo di accettare di riconoscere le criptovalute come “risorse finanziarie”, aprendo, dunque ad una possibile regolamentazione futura. I responsabili delle politiche finanziarie delle nazioni [...]
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